

IPPOLITO SPADAFORA
Rimodulato da una trentina d’anni il proprio impegno nel campo dell’enologia, passando di fatto ad una produzione destinata ad una clientela ancora più esigente e selezionata, Spadafora 1915 – 2,5 milioni di euro di fatturato nel 2024 a fronte di 12 dipendenti – ha così deciso di posizionarsi in modo diverso sul mercato continuando a sfruttare le indubbie qualità del vino che esce dallo stabilimento di Mangone, in provincia di Cosenza. L’idea di andare verso un prodotto di nicchia e abbandonare in questo modo la grande distribuzione è venuta al direttore commerciale Ippolito Spadafora (nella foto accanto), intenzionato a sviluppare il marchio della casa vinicola calabrese nella direzione di ristoranti ed enoteche.
“Da qualche tempo non andiamo mai al di sopra di un certo numero di bottiglie, scelta fatta per veicolare al meglio i vini verso un pubblico eterogeneo com’è quello legato da tempo a quanto creiamo – spiega Spadafora –. Nel circuito della Gdo abbiamo lasciato solo il brand Terramara, mentre il resto è destinato a fruitori finali meno di massa, interessati come noi a proseguire nella valorizzazione dei vitigni autoctoni attraverso una differenziazione portata avanti tramite tecniche enologiche innovative. Un modus operandi che punta a far conoscere il nostro vino anche alle giovani generazioni, spesso attirate da qualcosa di maggiormente fruttato rispetto ai gusti dei loro genitori”.
Il piacere commerciale e non solo dei vertici della Pmi del cosentino si esplicita inoltre con la partecipazione al progetto enologico Terre di Cosenza, mentre viaggia pure su altri canali commerciali con un buon numero di etichette diverse. Tra queste spicca il best seller di Spadafora 1915, un’intrigante proposta alcolica che riesce a far appassionare pure gli amanti di tipi di cucina parecchio saporiti e intensi. “È Peperosso, vino rosso alquanto ‘ruffiano’ che è un blended dei vitigni Maiocco, uno dei preferiti dagli abitanti della provincia, e Merlot. Estremamente piacevole al palato per l’utilizzo di tannini molto delicati, Peperosso è poi particolarmente apprezzato da chi predilige cibi piccanti”.
Per portare a termine un lavoro così attento pure alla divulgazione enologica di un certo livello, nell’azienda con quartier generale a Mangone resta prioritaria la necessità di avvicinare a questo settore soprattutto le giovani generazioni nel tentativo di evitare brutte sorprese nei prossimi anni. “È un problema che ormai tocca quasi tutte le imprese italiane e pur se qui possiamo contare su una forza lavoro veramente fedele e preparata, nel futuro prossimo è probabile che le difficoltà nel reperimento di collaboratori aumentino a dismisura, con la prospettiva di dover ricorrere pure ad aiuti da oltre confine. Mi auguro quindi cambi in qualche modo il trend attuale, perché da soli non ce la possiamo proprio fare. Inoltre, ribadisco che stimolare i giovani a fare un passo concreto verso il settore agricolo si conferma un processo assai complesso da avviare”.
Nel frattempo, Spadafora 1915 continua a spendersi per migliorare costantemente la propria sostenibilità, progetto messo in campo sia per essere il più possibile autonoma da un punto di vista energetico, che con l’obiettivo di porsi nella condizione di dare sostanza ai presupposti di crescita futura. “Per prima cosa dobbiamo cercare di diventare una realtà industriale ancora meno energivora di quanto siamo adesso – sottolinea il direttore commerciale della Pmi calabrese –. Per quanto non lo siamo in modo eccessivo su base annua, in determinati periodi grandi consumi ci sono eccome. Questo perché i vini devono essere tenuti in ogni momento alla giusta temperatura all’interno dei nostri frigoriferi e pure la produzione assorbe parecchia energia. Comunque almeno il 50% dei consumi aziendali riusciamo a coprirlo con quanto produciamo e il resto lo rimettiamo in rete”.

UNO DEI VIGNETI DELL’AZIENDA SPADAFORA 1915
In chiave futura, invece, Spadafora 1915 ha intenzione di dotarsi entro i prossimi anni di una struttura in grado di accogliere la propria clientela nel miglior modo possibile. “Sì, abbiamo fatto un ulteriore investimento in zona Belsito, qui nel comune di Mangone, per poter offrire a chi viene a trovarci un qualcosa di ancora più comodo e interessante da vivere mentre prendono contatto con i nostri vini. Un’accoglienza definibile come enoturistica e che costituirà un altro passo sulla strada di una programmazione in ogni caso attenta, soprattutto in un periodo storico come l’attuale, a non fare mai il passo più lungo della gamba”.
Qualche dubbio e preoccupazione viene infine dalle dinamiche derivanti dalla stretta sugli alcolici, scelta che sta mettendo in seria difficoltà ristoranti e altre attività commerciali. “Purtroppo vedo incongruenze nelle decisioni prese per limitare l’uso di superalcolici e vini: ormai farsi portare al tavolo una bottiglia è diventato fonte di apprensione per molti. Quindi, per evitare un calo drastico dei consumi abbiamo scelto di introdurre bottiglie da 37,5 centilitri e, sulla scorta della doggy bag, ci siamo inventati una wine bag che permette eventualmente di portare a casa la bottiglia parzialmente piena. Intanto si va sempre più verso quei prodotti dealcolati che, ripeto, paiono scelte incongruenti anche rispetto allo storico valore sociale del vino”, conclude Ippolito Spadafora.